Allattamento: quello che alle mamme non dicono

3 Mag, 2022
silvialombardo

Quello dell’avvio dell’allattamento è uno dei momenti più importanti nella vita di una madre. Nell’immaginario collettivo quell’istante è rappresentato dalla mamma sorridente che attacca al seno il bambino e lo guarda prendere il latte con amore e serenità. Nella vita reale, però, non sempre questo passaggio è così semplice e “indolore”.

Ne abbiamo parlato con Cristina Speranza, ostetrica e madre di due gemelli di quasi 5 anni. Cristina si occupa da anni delle mamme seguendole da vicino attraverso corsi di accompagnamento alla nascita, massaggi olistici in gravidanza, sostegno all’allattamento e assistenza domiciliare Post Partum.

Allattamento ostetrica

Cristina puoi spiegarci cosa succede nelle prime ore di vita del neonato quando viene portato alla madre per essere allattato?

“Senza alcun dubbio l’inizio dell’allattamento al seno è uno dei momenti più belli ed emozionanti nella vita di una mamma.  Per far sì che l’allattamento al seno inizi con il piede giusto sarebbe opportuno lasciare mamma e bambino insieme per le prime due ore dopo il parto. Appena messo pelle a pelle (il famoso skin to skin) sulla pancia della mamma il bambino smette di piangere e si tranquillizza: la riconosce, riconosce la sua voce, il suo odore , ed è subito possibile vedere come il piccolo inizi a muovere la testa, la bocca, ciucciarsi il pugno e, piano piano, spostarsi attivamente verso il seno utilizzando ginocchia e gomiti. Infine, con movimenti attivi del capo si attacca al seno per succhiare. L’ istinto di suzione del neonato è innato ed è al massimo nelle prime due ore dopo il parto,  grazie all’ossitocina, l’ormone dell’amore, che lo rende sveglio e attivo.

Ovviamente questo è quello che dovrebbe accadere. Ma nella realtà spesso le cose non vanno come vorremmo e può capitare che per diversi motivi ci sia la necessità di separare mamma e bambino subito dopo la nascita ritardando così il bonding iniziale (ossia quel legame innato e istintivo che si stabilisce a poche ore dal parto tra madre e figlio) e di  conseguenza anche il primo attacco al seno.

L’immagine che vediamo più spesso nelle riviste, negli spot pubblicitari è sempre quella della mamma felice, sorridente, truccata, in ordine e con un bambino sempre sorridente e  perfettamente attaccato al seno. Nella realtà di tutti i giorni però il più delle volte la mamma è stanca e provata da un travaglio e da un parto impegnativi e non se la sente di “accudire” subito il proprio piccolo manifestando il bisogno di riposarsi. Spesso accade anche che il bambino è assonnato o al contrario piange disperato e che la madre non riesca a calmarlo o ad attaccarlo correttamente al seno. Questo porta la mamma a sentirsi “abbandonata”, perché non sostenuta adeguatamente dal personale o dalla famiglia.

Allattamento ostetrica

Capita, quindi, più spesso di quanto si pensi che il primo attacco non sia corretto e che si formino ragadi o piccoli tagli sui capezzoli della mamma o che la montata lattea non sia ancora arrivata e che il bambino voglia stare attaccato per molto tempo?

Eh si purtroppo capita più spesso di quanto si pensi.

Credo che spesso si spieghi solo quello che dovrebbe accadere senza però spendere due parole per dire invece quello che realmente può non andare per il verso giusto.  

Per evitare allarmismi o preoccupazioni inutili nelle neo mamme, è importante spiegare per esempio come funziona il processo di produzione del latte o che l’arrivo della montata lattea – che fisiologicamente avviene tra i 2 e i 4 giorni dopo il parto – può tardare (spesso dipende anche dal tipo di parto) e che la cosa più importante in questi casi è attaccare il neonato al seno più spesso per stimolare la produzione di prolattina.

O ancora spiegare come un attacco scorretto al seno può portare alla formazione di ragadi (piccole screpolature del capezzolo che possono anche sanguinare) o come gestire un neonato che voglia stare attaccato al seno di mamma in ogni momento.

Allattamento ostetrica

Quali sono i disagi più frequenti che possono capitare a una mamma durante l’allattamento?

Partiamo dal presupposto che allattare non dovrebbe provocare dolore. Sì, senza dubbio le prime volte è fastidioso e ci si deve abituare , ma se è doloroso, bisogna controllare cosa c’è che non va. Trovare la causa è risolvere il problema nell’immediatezza.

Un corretto attacco al seno prevede che il bambino abbia la bocca spalancata, labbra estroflesse, mento che tocca il seno, deglutizione udibile e che sia visibile più areola sopra la sua bocca.

Un attacco al seno scorretto o inadeguato può causare dolore al capezzolo e di conseguenza un cattivo drenaggio del latte.

Alcuni dei disagi più frequenti a cui si può andare incontro possono essere:

CAPEZZOLO RIENTRANTE: è una condizione fisiologica del seno che può creare difficoltà nell’allattamento. Con il giusto sostegno iniziale, però, l’allattamento progredisce a meraviglia. Dopo un paio di giorni che il bambino poppa, solitamente il capezzolo rimane normalmente estroflesso.

FRENULO CORTO: alcuni bambini non riescono a poppare correttamente perché hanno il frenulo della lingua troppo corto. Quando l’allattamento risulta doloroso o il bambino non aumenta di peso nonostante sia posizionato in maniera corretta al seno, è importante che un esperto valuti se esiste un problema con il frenulo linguale e che aiuti la mamma a modificare attacco e posizione del bambino.

RAGADI: sono delle piccole lesioni, delle fessure localizzate sul capezzolo spesso dipese da uno scorretto attacco al seno del bambino.  Sono una delle principali cause di dolore ai capezzoli.  Se si sente dolore durante la suzione, è bene correggere l’attacco e cambiare posizione tra una poppata e l’altra. 

INGORGO MAMMARIO: consiste in un arresto temporaneo del flusso di latte causato da uno svuotamento incompleto dei dotti galattofori. Di solito si presenta con un indurimento del seno, gonfiore e a volte con dolore e lieve rialzo febbrile. E’ importante non sottovalutare un ingorgo, perché può degenerare in mastite (fortunatamente avviene raramente).

CANDIDOSI DEL CAPEZZOLO: il dolore alla mammella e al capezzolo può talvolta dipendere da un’infezione da candida che può colpire anche la bocca del neonato allattato (il cosiddetto “mughetto”, ossia placche bianche irregolari che si trovano sulla sua lingua, sulla gengiva, all’interno delle labbra, delle guance e sul palato) e il più delle volte si sviluppa quando i capezzoli hanno lesioni o ragadi. Il dolore è solitamente intenso e di durata protratta dopo ogni poppata.

Non bisogna scoraggiarsi, ma farsi aiutare. Per esempio dal consultorio o dai centri per l’allattamento come quello del San Camillo. O dall’ostetrica e dal pediatra. Chi scegliere?

E’ importante che una mamma sappia che, nella maggior parte dei casi, i problemi che si presentano si possono risolvere. E’ consigliabile affidarsi a personale competente ed è altrettanto fondamentale avere un punto di riferimento a cui rivolgersi nei casi di allattamento difficile o difficoltà che non permettono di vivere un allattamento sereno. Sia i consultori che gli ambulatori dedicati (riferimenti gratuiti) sono solitamente gestiti da ostetriche esperte e formate che possono incoraggiare, sostenere e aiutare le mamme in difficoltà. Spesso in questi centri per l’allattamento vi è anche la compresenza di un pediatra che può dare altri ottimi consigli. Se invece ci si sente più tranquille ad avere un referente a disposizione che possa seguirci anche in casa, si possono contattare i professionisti privati.

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E una volta avviato, quanto è importante il sostegno e il consiglio di altre mamme che hanno già allattato e che possono tranquillizzare e aiutare la neomamma? Oggi questo ruolo è ricoperto anche da gruppi social dedicati, del resto i tempi cambiano…

Credo fortemente nella forza e nel sostegno dei gruppi di mamme,  soprattutto oggi che siamo “nell’era dei social”. Le esperienze comuni sono sempre importanti da condividere e poter chiedere un consiglio ad altre mamme che hanno allattato e che magari hanno vissuto esperienze simili, credo possa essere d’aiuto e tranquillizzare una mamma in difficoltà. Ma al tempo stesso credo che per cose serie, sia fondamentale rivolgersi a un esperto.

Il tempo e la tranquillità sono essenziali per una mamma e il suo bambino nei primi mesi di vita. In redazione diciamo sempre “se proprio si deve fare un regalo al nascituro, meglio una lasagna congelata che la mamma possa mangiare quando è stanca e non riesce a prepararsi il pranzo, piuttosto che un’altra tutina”. Quale peso ha nella vita di una neomamma l’appoggio del partner, della famiglia e degli amici?

Una neomamma ha bisogno di tante energie ed è per questo che, soprattutto nelle prime settimane, è importante che mamma, nonna, zii, zie le diano un appoggio morale (incoraggiandola e sostenendola durante tutto questo nuovo percorso: dall’allattamento al seno al suo nuovo ruolo, complimentandosi spesso per l’ottimo lavoro che sta facendo con suo figlio) e un aiuto pratico (facendo al posto suo le faccende domestiche,  cucinandole il pranzo e la cena) per  permetterle di godersi il proprio bambino senza pensieri.

In questa delicata fase di “nascita” di una nuova famiglia, che nel bene e nel male comporta un grande cambiamento nella vita di una coppia, il ruolo dei papa è fondamentale. Il supporto che il papà può fornire alla propria compagna è decisamente rilevante. Per esempio, far riposare la mamma tra una poppata e l’altra, semplicemente tenendo in braccio il bambino al posto suo, può essere di grande aiuto, così come il fare da filtro rispetto alle visite dei parenti, telefonate e tutto ciò che può destabilizzare la neomamma. E’ importante che ascolti i suoi dubbi e le sue preoccupazioni aiutandola ad avere fiducia e sicurezza in se stessa e a non ascoltare consigli non richiesti.

Per capire quanto sia importante creare un ambiente tranquillo e accogliente per mamma e bambino è necessario conoscere come funziona la produzione di latte, che può essere turbata da fattori esterni. Il latte materno è prodotto dalla ghiandola mammaria sotto il controllo di ormoni che ne regolano la produzione e la relativa fuoriuscita: il tutto è stimolato dal bambino, che, se succhia in modo adeguato e a richiesta, regola e modula la produzione di latte. Il bambino succhiando stimola l’innalzamento di ossitocina e prolattina, permettendo rispettivamente la fuoriuscita del latte e la sua produzione. La prolattina stimola la produzione di latte: più il bambino succhia, più prolattina si produce. La prolattina entra quindi in circolo durante ogni poppata per preparare la mammella alla poppata successiva. Va da sé che, per avere una adeguata produzione di latte, è bene che i suoi livelli vengano mantenuti alti. L’ossitocina invece fa contrarre le cellule che circondano gli alveoli favorendo la fuoriuscita del latte: è proprio il riflesso ossitocinico che determina la fuoriuscita di latte dal capezzolo. Tale riflesso può essere inibito da situazioni negative come un intenso dolore (per esempio in caso di ragadi) o da situazioni stressanti.

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Un’ultima domanda perché dopo le difficoltà vogliamo chiudere raccontando l’immensità dello scambio fra madre e figlio durante l’allattamento…

Per nove lunghi mesi mamma e bambino hanno vissuto insieme 24 ore su 24, pertanto è fondamentale per entrambi ricreare, ristabilire da subito, il loro unico rapporto che con la nascita non si interrompe ma si converte e si riorganizza.

E’ intorno all’atto della nutrizione che si forma la prima relazione mamma bambino. Lui dipende completamente dalla sua mamma con la quale stabilisce un legame intimo, intenso e significativo.

L’allattamento al seno è uno scambio d’amore unico, irripetibile, un momento di condivisione totale ed è il naturale proseguimento del legame iniziato in utero. L’allattamento serve per nutrire, dissetare, aiutare a far addormentare, serve per consolare, serve per far capire “mamma è qui, sta con te, non sei solo”, è un momento di coccola esclusivo che dura fino a che entrambi lo desiderano.

Una storia d’amore che è iniziata con quelle due linee positive sul test di gravidanza e che durerà per sempre“.

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Ostetrica Cristina Speranza