Rabbia e aggressività nel bambino: i consigli della psicologa

3 Mag, 2022
silvialombardo

Bambini e aggressività, bimbi piccoli pieni di rabbia… Vostro figlio picchia i compagni o vi prende a schiaffi? Calci, pugni, urla disumane e lanci di oggetti sono all’ordine del giorno? Tranquilli, la Dottoressa Capocaccia è qui per darvi tutte le risposte!

tiziana capocaccia psicologa bambini mamma roma ostiaTIZIANA CAPOCACCIA
Psicologa e autrice di Fiabe
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Anche a voi è successo: nascono così teneri e carini…
Sì, ok. Non dormono moltissimo.
Sì, ok. Le coliche.
Sì, ok. Sono irritabili quando spuntano i dentini, sputano le prime pappe, l’allattamento non è questa passeggiata.

Ma poi li guardate e… la mossa del fagottino rimette sempre a posto tutto. Quel tenero piccino, morbido e rosa, vi fa dimenticare ogni fatica.

Cosa ne direste allora se Fagottino un giorno si ergesse dal lettino e, con l’aggressività di un gatto selvatico, cominciasse a graffiarvi DI PROPOSITO la faccia?

Ecco, succede. Diciamolo subito.

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La rabbia e l’aggressività nel bambino, anche molto piccolo…

E diciamo subito a tutti quei simpaticoni che diranno, nell’ordine, “Lo hai viziato” “Digliene quattro” o peggio “Dagliene due, tanto il pannolino attutisce”, etc etc… che momenti di rabbia e aggressività si manifestano in quasi tutti i bambini e possono essere rivolte tanto ai genitori, quanto agli amichetti, fratellini o anche al primo che passa.

Ma come gestire quei momenti in cui Fagottino si trasforma in Furia Cieca?

Come al solito al grido di DOTTOREEEEESSSAAAA ho chiamato la nostra psicologa dell’età evolutiva Tiziana Capocaccia per rispondere alle mie e vostre domande

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Le emozioni dei bambini: per loro è difficile riconoscerle e gestirle

Proprio ieri Diana ad un certo punto ha cominciato a dar di matto: non si riusciva a capire cosa volesse o, meglio, forse non lo sapeva nemmeno lei. E così, non sapendo bene cosa fare ma avendo oramai capito che hanno bisogno un po’ di sfogarsi e un po’ di calmarsi, dopo essere stata vittima di un paio di ceffoni (sì, la figlia del blog tanto seguito mena come un fabbro) l’ho invitata a sfogarsi strappando un pezzo di carta e, poi, respirare forte, abbracciarmi, dirmi cosa non andava… Cosa ne pensa la psicologa di questa soluzione di emergenza di una madre maltrattata dalla figlia quasi treenne (l’altra domanda è: ma dove la prendono tutta ‘sta forza? Ha spaccato un labbro al padre che fa body building!)

Le emozioni sono un motore grande. Per i bambini è difficile riconoscerle e gestirle.

La rabbia poi, riconosciamolo anche per noi stessi, è un’emozione che sale veloce, ci scalda, è proprio come racconta una favola che la descrive “un vulcano nella pancia”!

Sicuramente evitiamo di cercare di parlare e ragionare mentre sono presi dal vortice emotivo, in quel momento dobbiamo prima cercare di calmarli, abbracciandoli e parlando loro con dolcezza anche se è difficile nei momenti di crisi emotiva dei bambini.

In certi casi inizialmente il nostro abbraccio potrà risultare anche “complicato” perché presi dalla rabbia si dimenano, ma dobbiamo cercare di essere comunque calme, stabili, e trasmettere calma.

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Pensiamo se capitasse a noi di dare in escandescenze, cosa vorremmo? Qualcuno che urla più di noi o che cerca di abbracciarsi e rassicurarci aiutandoci a riguadagnare serenità? Sicuramente la seconda ipotesi.

Non appena si rasserenano un po’ possiamo cercare di capire cosa non andava, non è detto che lo capiremo: quanto più sono piccoli, tanto più è complicato per loro spiegarlo.

Possiamo iniziare a capire meglio se l’evento si ripete e magari ci sono delle variabili che emergono sempre, ad es. Troppo caldo? Fame? Stanchezza?

In base alle abitudini e agli orari della giornata, alcune crisi possiamo cercare pian piano di prevenirle.

Rabbia e linguaggio nei bambini piccoli: quanto conta non essere capiti?

Quanto è legata la rabbia al non essere capiti dagli altri e quindi al linguaggio?

Non poter esprimere ciò che si prova è causa di grande frustrazione. Per cui sicuramente non avere un adeguato accesso al linguaggio, o in casi specifici ad adeguati sistemi di comunicazione alternativi, genera comportamenti di rabbia.

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E quanto invece è legata alla difficoltà di capire i propri sentimenti?

Anche questo è un elemento fondamentale. Oltre alla capacità espressiva, anche laddove precocemente presente, c’è poi la difficoltà del capire quel che si prova. In questo possiamo a poco, a poco aiutarli, quando ci è chiaro il motivo spiegando loro di che emozione si tratta, come si chiama l’emozione e parlandogliene un po’.

E perché quando hanno sonno invece di lasciarsi tranquillamente andare si incacchiano come un’ape?

Quando siamo stanchi ci sentiamo strani, i sensi, il corpo non risponde più come al solito. Proviamo a riflettere sulle sensazioni che proviamo quando siamo molto stanchi. Pensiamo di sentirci così ma di non sapere che è “soltanto” stanchezza.

Questo ci agiterebbe probabilmente. A questo va aggiunto che spesso per i bambini dormire è noioso, è una perdita di tempo, devono smettere di giocare e divertirsi e loro non vogliono smettere di giocare e divertirsi.

In più il momento dell’addormentamento è un momento particolare. Bisogna lasciar andare tutto il mondo conosciuto, la presenza della mamma, chiudere gli occhi e abbandonarsi a un qualcosa che in qualche modo rimane ignoto.

Molto dipende anche dall’indole del bambino. Alcuni si rilassano con più facilità, altri no. Proprio come i grandi.

Pensiamo a quanto è difficile anche per noi quando non riusciamo a prendere sonno.

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L’aggressività dei bambini nei confronti dei coetanei

E l’aggressività, che spesso si scatena verso compagni di scuola o fratellini, quanto è legata al bisogno di essere al centro dell’attenzione?

I bambini fino a una certa età hanno naturale bisogno di essere il centro dell’attenzione di chi si occupa di loro.È importante quando arriva un fratellino mantenere spazi dedicati al più grande.

Al nido devono fare la fatica di “dividere” l’educatore con altri bimbi e non è facile, è un apprendimento e ha bisogno del suo tempo. È un momento importante di crescita.

L’arricchimento è stare insieme ad altri coetanei, per i bimbi i pari sono sempre soggetti molto interessanti, anche se all’inizio la convivenza è complicata e possono nascere gelosie.

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Una mamma ci scrive: Mio figlio di 3 anni ha il vizio di mordere i compagni di asilo. Premesso: ha un fratellino di quasi 1 anno (mordeva anche prima della nascita del fratello), va all’asilo da quando aveva 6 mesi. Aveva smesso peró ieri ha fatto una “strage”! Perché questo atteggiamento aggressivo?

Quando è presente un comportamento che desta giustamente preoccupazione come il mordere, che è un comportamento aggressivo che rischia di isolare il piccolo, è necessario fare alcune riflessioni.

Capire se ci sono delle variabili scatenanti. Osservando quando si verifica, in che contesto, cosa accade subito prima?

Capire se in qualche modo è successo qualcosa che ha consolidato questo comportamento.
Si può lavorare per cercare di insegnare un comportamento alternativo adeguato. Riconoscere la rabbia del bambino e indicargli un modo adeguato di esprimerla.
Possiamo dirgli: “Vedo che sei molto arrabbiato, ma non si può mordere, proviamo a gridare, o a battere i piedi!”.

Oltre a questo può aiutare, riguadagnata la calma, lavorare sulle emozioni, sulla rabbia in particolare, magari anche attraverso delle fiabe.

Queste sono però solo delle riflessioni generali, non è detto abbiamo sempre e del tutto un riscontro positivo perché per ogni situazione è necessaria un’analisi specifica e maggiormente approfondita.

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Cosa fare con un bambino che si dimostra aggressivo nei nostri confronti

E quando alzano le mani o dimostrano aggressività (Diana ha imparato a ringhiarmi contro: fa l’imitazione del leone, giuro!) dobbiamo dimostrarci seri e fermi, oppure teneri, coccolarli… Insomma, visto che come fai sbagli dacci un consiglio!

La cosa più importante di tutte è capire perché “ti ringhia” e lavorare su quello. Spostandosi totalmente dal singolo comportamento, ma andando a lavorare sulla causa.

Se, faccio un esempio banale, si arrabbia quando capisci che è stanca e ha bisogno di tornare a casa sua, le parlerei di quello dicendole che mamma ha capito che lei ha bisogno di tornare a casa sua tra le sue cose, che questo è importante e bello e ne parlerei insieme a lei. Suggerendo inoltre, rimanendo nell’esempio, che si può dire tranquillamente che si ha bisogno di casa che è una cosa giusta e che mamma capisce.

Più in generale come possiamo aiutare i nostri figli a trasmettere emozioni forti come la rabbia in modo diverso da gesti di aggressività quando sono così piccoli?

Riconoscendo l’emozione e suggerendo comportamenti alternativi, inoltre fungendo noi da esempio con i nostri comportamenti quando viviamo forti emozioni.

Molto spesso i bambini oltre a fare la fatica di riconoscere le emozioni hanno il problema di non conoscere i comportamenti più adeguati. È fondamentale insegnarglieli.

Assolutamente importante dedicare tempo ed energie a insegnare un comportamento adeguato da sostituire ad uno inadeguato piuttosto che focalizzarsi al negativo sul comportamento che non va.

Se un bambino mostra nervosismo e aggredisce un compagno a scuola come dobbiamo comportarci a casa?

Quando è calmo prendiamo un momento per parlarne con calma con lui. Possiamo usare una storia, qualche disegno. Pian, piano cercare di capire il motivo e insegnare un comportamento alternativo adeguato.

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E quelli che dicono… una sculacciata non ha mai ucciso nessuno? Come non perdere le staffe e cedere? E quanto in quella sculacciata il bambino legge la legittimazione di un comportamento violento?

Mai picchiare un bambino. Mai.
Non si picchia mai un bambino, né poco, né piano. Mai!
Anche punire è sbagliato. Quando si punisce un bambino si passa il messaggio: “è necessario che tu soffra per quello che hai fatto”.

LEGGI L’ARTICOLO DELLA DOTTORESSA CAPOCACCIA
PERCHÉ PUNIRE I FIGLI È SBAGLIATO

Quasi mai un genitore ne è consapevole, però si possono avere due conseguenze:

  • Aumentare la frustrazione, fomenta la rabbia che potrebbe preparare il terreno di un futuro bullo.
  • Oppure annichilire il bambino, annientare a poco, a poco la sua volontà, preparando la strada a una futura vittima di bulli. Ora questo scenario è esasperato per evidenziare i possibili danni di certi comportamenti.

La cosa importante è accogliere le emozioni e insegnare come si gestiscono e i comportamenti adeguati.

Ecco una piccola fiaba per promuovere l’importanza di un’educazione non violenta

favola rispetto fisico e psicologico del bambino

Quanto costa questo? Tantissimo. Abbiamo un duro lavoro da fare come genitori e la società spesso ci rema contro. Ma i bambini non chiedono di nascere, sta a noi che li abbiamo fatti venire al mondo offrire loro tutto il conforto e l’aiuto di cui hanno bisogno per crescere.

Spesso sono nervosi perché in famiglia per qualche motivo il clima emotivo è più agitato, magari siamo noi internamente più inquiete e loro lo sentono. Questo tanto per non caricarsi ulteriormente di senso di colpa? Assolutamente no. Questo per darci consapevolezza.

Se mi rendo conto che sono io la prima a essere agitata, se lo capisco, posso farci qualcosa, invece di impazzire a capire perché quel giorno “stranamente” mia figlia è più agitata del solito!

Al di là di queste considerazioni di ordine generale, resta che quando si presenta un comportamento difficile che ci mette in difficoltà, rivolgersi a un professionista può davvero essere di grande aiuto per valutare al meglio la singola situazione con le sue specifiche peculiarità.