L’ambiente di socializzazione primario per i piccoli avviene all’interno della famiglia dove si stabiliscono i primi legami affettivi e si sperimentano quelle che sono le norme di comportamento, si apprendono i valori e le regole, ci si interfaccia con le prime emozioni creando, così, i primissimi schemi relazionali con gli altri.
E’ noto che i bambini iniziano a provare emozioni fin dai primi mesi di vita sintonizzandosi con gli stati d’animo della mamma, e solo entro il primo anno, iniziano a riconoscere gli stati emotivi degli altri, sviluppando pertanto l’empatia.
L’empatia è quella capacità che gli permette di interagire con il mondo circostante ed esprimere le emozioni primarie: gioia, rabbia, paura (dai 3 ai 9 mesi) e successivamente ( solitamente dopo l’anno) emozioni legate alla colpa e al disprezzo, fino a provare via via emozioni sempre più complesse.
Quando i bambini sono piccoli ancora non hanno ben compreso l’importanza dello scambio, del fare gruppo (spesso non lo capiscono neppure gli adulti), gli mancano le chiavi di accesso al principio essenziale della condivisione, a essere socialmente attivi e predisposti a interfacciarsi con gli altri.
Solo con il tempo i bambini acquisiscono consapevolezza di loro stessi e dei loro stati emotivi fino ad arrivare a comprendere gli stati emotivi altrui. Chissà quanto nel contesto scolastico le maestre hanno lavorato sodo affinché il clima della classe si facesse sereno e i bambini imparassero a considerare gli altri parte integrante del loro piccolo ambiente (esterno alla loro casa).
L’acquisizione di queste competenze è graduale e fondamentale perché gli consente di imparare a gestire le loro emozioni e sviluppare relazioni positive con gli altri, prima con gli adulti e poi con i coetanei.
In questi faticosissimi giorni, però, la loro realtà è cambiata, il tempo si è dilatato e passa lento, la quotidianità è concentrata in piccolissimi spazi, tutto è ovattato da quattro mura: pur stando nello stesso identico contesto dobbiamo inventarci giornate sempre nuove e attività disparate per far sì che i nostri piccoli non conoscano la noia. O forse no?
Ricordiamo che è importantissimo che i bimbi si annoino perché attraverso la noia stimolano la fantasia e la creazione, ma durante questo cambiamento molto forte, per far sentire i bambini meno soli e accolti, è bene anche strutturare delle attività specifiche proprio legate alla socializzazione e alla condivisione.
IL GIOCO DELLA MAESTRA
Materiali: peluche o pupazzi da posizionare in cerchio, un libro o uno strumento
Il bambino vestirà i panni della maestra e avrà lo scopo di tenere alta l’attenzione degli alunni (i peluche ecc…). Leggerà per loro un libro o suonerà per loro uno strumento, fermandosi a chiedere se è tutto chiaro, mostrando loro le pagine con le illustrazioni o consegnando loro lo strumento e aiutandoli a suonarlo.
L’attività stimola la fantasia e la capacità di immedesimazione, passando dal ruolo del bambino a quello della maestra e quindi assumendo un ruolo più autorevole nei confronti dei “compagni”.
IL GIOCO DELLA MAMMA O DEL PAPA’
Nel nostro caso, “Il gioco del papà” perché è il padre che cucina (va ovviamente benissimo anche la variante bagnetto, o messa a nanna o ancora fare la lavatrice).
Scegliete un’attività con la quale il bambino identifichi uno dei soliti compiti della sua principale figura di riferimento.
Materiali: pentoline, ciotoline per fare travasi, pasta, farina, fagioli, lenticchie, bricco con acqua, bicchieri, posate, tovaglie (va bene qualsiasi cosa che abbia un rimando alla cucina, che sia apparecchiare, che sia cucinare, che sia impastare, ecc…).
Il bambino preparerà la tavola, cucinerà e darà da mangiare ai suoi bambini (bambolotti, peluche ecc…): la sua interazione immaginaria lo stimolerà nella spartizione e condivisione del pasto preparato e lo vedrà giocare nel ruolo della figura di riferimento.
IL PALLONCINO ESPLORATORE
Materiale: Un palloncino (si può abbellirlo disegnandogli occhi, bocca, naso, orecchie e capelli).
Il bambino si troverà in una stanza con diversi altri oggetti: l’amica sedia, il compagno divano, il fratello armadio, l’amichetto tavolino ecc…
Il gioco consiste nel lanciare il palloncino in esplorazione dell’ambiente e cercare di non farlo cadere a terra, facendolo passare almeno una volta tra tutti i partecipanti.
L’attività stimolerà il bambino a fantasticare in una conversazione con gli oggetti della stanza, partecipando attivamente a un gioco in squadra, di gruppo, in cui ognuno è utile a non far cadere il palloncino.
Sono tantissimi i giochi da fare da soli pensando di stare in compagnia e tante le varianti possibili di questi tre elencati: il lavoro principale è stimolare il bambino al ricordo dei giochi da fare con altri e non tutti in solitaria, anche se al momento è solo frutto di una fervida e allenata fantasia.
In questo periodo, in cui è difficile anche per noi genitori confrontarci con una realtà completamente diversa da quella a cui eravamo abituati quotidianamente, è comunque importante considerare un aspetto importante di questa quarantena, se non addirittura un piccolo merito: i bambini fanno certamente fatica e stanno stretti chiusi in casa, ma almeno stanno vivendo completamente le loro mamme e i loro papà, cosa ormai più unica che rara.